not every boy dreams of being marine
non ogni ragazzo sogna di diventare un marine, perchè no Miss America?
Nel precedente incontro abbiamo cominciato a problematizzare la questione dell’identità. Tenendo a mente quello che abbiamo elaborato la settimana scorsa a proposito dell’intersezionalità, oggi parliamo di queer.
Cercheremo di affrontare la questione delle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale da un punto di vista critico in grado di farci vedere sia le linee di continuità tra le modalità di socializzazione della sessualità, sia i problemi relativi a meccanismi di identificazione che tendono a marginalizzare e a creare un’alterità esterna dall’identità che si crea. Un modo per andare a de-costruire tutta quella serie di stereotipi e luoghi comuni (di odio e mancato riconoscimento) sulla sessualità, l’affettività e i ruoli di genere che generano discriminazioni e violenza dentro la nostra società.
Non abbiamo dimenticato uno dei fatti più recenti del nostro paese, uno di quei fatti che sembrerebbe ,al tempo del mondo laico europeo occidentale e globalizzato, relegato al medioevo. Quello stesso Medioevo che imputiamo ad altri paesi quando ci indigniamo per il modo in cui trattano i diritti di donne, lesbiche, gay, uomini ma che fatichiamo a vedere dentro le mura delle nostre case, dei nostri quartieri.
Ci riferiamo alla storia di Andrea, vittima di cyberstalking e bullismo, morta suicida lo scorso novembre.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/11/22/news/quindicenne_suicida_a_roma-47192987/
Ne citiamo uno, ma episodi di violenza, discriminazione o strumentalizzazione dell’orientamento sessuale delle persone, in Italia sono all’ordine del giorno.
Ci ricordiamo di abitare in un paese nel quale, l’ex ministro per i rapporti con il parlamento Carlo Giovanardi dichiara pubblicamente: “Lesbiche che si baciano in pubblico? come vedere fare pipì per strada.”
Tanta strada da fare.
‘Che cos’è queer dunque?
Cominciamo con il solito brainstorming!
Cosa pensiamo quando diciamo queer?
Ecco velocemente alcune parole che sono uscite per prime:
- Osceno
- Anti normativo
- strano
- eccentrico
- non classificabile
- storto / obliquo / di traverso
- performativo / performante
Queer è una specie di conglomerato di senso, definibile sempre in maniera strategica e a seconda della contingenza.
Queer, possiamo dire, è “un oggetto non bene identificato”, come appunto oggetto volante alieno. Un ufo.
Queer rimanda a stranezza.
Da un punto di vista accademico, si parla di Queer a partire dagli anni 90 grazie al lavoro di
Teresa de Lauretis.
La teoria queer è quell’insieme di discorsi che hanno messo in dubbio l’origine dell’identità di genere e sessuale, andando a vedere come queste identità siano costruite culturalmente e socialmente. Abbiamo già visto come possano essere ambigue e “pericolose” categorie come quelle di donna e uomo ma anche di lesbica, gay, donna nera ecc ecc. Queste etichette se definite come un contenitore stagno e non come dialoganti, relazionali finiscono per erigere muri insormontabili tra le persone, piuttosto di farci vedere anche le linee di continuità e intersezione che ci collegano e dividono.
Gli antecedenti teorici della teoria queer si possono riassumere in due filoni:
a) il femminismo – più specificatamente nel lesbofemminismo e nei femminismi postcoloniali, ovvero quelle versioni più intersecate con altre tematiche.
b) il pensiero di lacan – derrida – foucault
Per quanto riguarda
Lacan per l’analisi dell’ inconscio e del soggetto visto come non determinato dal proprio io ma dalla interazione io / inconscio. Un soggetto cioè fratturato dall’interno, essenzialmente opaco a se stesso.
Derrida per quanto riguarda la decostruzione e la gestione delle differenze e la loro conseguente trasmutazione in gerarchia.
Foucault per il metodo della genealogia e per la teoria dell’assogettamento ovvero guardare a come i soggetti diventano soggetti attraverso il potere che li determina.
Il queer mette in discussione la naturalità dell’identità di genere, dell’identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente.
L’ etimologia del termine queer è traducibile con il nostro termine frocio/frocia, nel suo senso pià dispregiativo. Ciò che si voleva fare era proprio risignificare questa parola, disinnescare il suo portato denigratorio, assumendo le potenzialità di questo termine così “strano”.
Queer è quel qualcosa di strano, che non riesci mai a dire bene fino in fondo. Per provare a definirlo, si parte dalle sue associazioni, dalla costellazione di concetti e problemi che gli stanno attorno. ‘E quel qualcosa di instabile, disturbante, mai pacificato che riusciamo a cogliere.
Non è un caso dunque che questo “oggetto non bene identificato”, nasca proprio dagli studi sulla sessualità – per studiarla c’è bisogno di applicare un dispositivo cosi instabile e difficilmente incanalabile in impalcature.
Primo punto fondamentale, come abbiamo già anticipato, è guardare alla costruzione sociale della sessualità.
Guardiamo, alle differenze tra la sessualità degli esseri umani e la sessualità degli animali. Quali sono le differenze fondamentali?
Che la sessualità degli animali è solo a scopo riproduttivo?
Non crediamo proprio, l’esempio più banale che viene fatto in merito è quello della masturbazione del cane domestico.
La differenza fondamentale è che gli esseri umani fanno sesso in privato, questa è l’unica cosa su cui non si è trovata una sovrapposizione.
La sessualità è vista come un fatto PRIVATIZZATO. La sessualità viene agita all’interno di copioni sociali prestabiliti che abbiamo a disposizione. La sessualità si impara, al pari di altri tipi di interazione sociali che conduciamo nel corso delle nostre esistenze. Gli studi di interazionismo hanno scomposto il copione sessuale per mostrare la sua ritualità e codificazione.
Parliamo dunque di una dimensione sociale della sessualità – che non significa parlare di esiti pubblici di ciò che facciamo in privato – ma capire che le nostra capacità di vivere la sessualità nel privato è influenzata da condizioni che noi pensiamo dal privato siano escluse. Cerchiamo di fare un esempio banale per far capire con che metodo proveremo a ragionare.
Viene prima la carota cruda e poi quella cotta?
Prima la carota cruda e poi la carota cotta, verrebbe da dire quasi istintivamente. Ma io come sono arrivata a definire che quella è cruda? Io quel crudo lo definisco crudo solo quando ho capito che si può cucinare. Capite che si ribalta la relazione di primato/originarietà? Questo giochino si può fare con tanti altri opposti, ad esempio pubblico/privato o ancora sul binomio sesso / genere.
Queer ci dice che, non solo il sesso è dato primario biologico sopra cui si installa l’intervento della cultura ovvero viene costruito socialmente il genere, ma piuttosto il sesso è inteso come antecedente anteposto al genere.
Cosa significa costruzione sociale del genere? Significa che a partire dalla interazione della cultura, del contesto sociale di provenienza a date categorie di donna / uomo (ma abbiamo visto anche bianco / nero ) vengono socialmente attribuite delle precise caratteristiche.
La donna è gentile, sensibile, cura il corpo, non è violenta, le piace il rosa, giocare con le bambole ecc ecc.
L’uomo è forte, non esterna i suoi sentimenti, non è frivolo, non si appassiona alle scarpe, gli piace il calcio, giocare con le macchinine e il suo colore preferito è il blu, in casa non lava i piatti o stira ecc ecc.
Queste sono solo alcune delle banalità che possiamo dire per spiegare meglio perché c’è una costruzione sociale del genere. Differenze educative e di indicazioni dei ruoli all’interno di una società che permangono fino a noi.
La creazione dei ruoli è funzionale ad una creazione della realtà attraverso un dato modi di rappresentarla.
La decostruzione del binomio sesso / genere ci dice, non solo il genere è un ruolo che andiamo a performare in base a determinati copioni, poi se lo facciamo bene tutto ok, se lo facciamo male siamo sanzionati, di più. Il genere viene stabilizzato attraverso l’anteposizione del sesso come originario generativo.
Proviamo a visualizzare questo modello:
Possiamo porre che ci siano due generi (e basta):
M (blu, macchinine, barba, calcio ecc)
F (funzione riproduttiva, rosa, pizzo, lavare per terra ecc ecc )
Un altro modello potrebbe essere quello di un continuum, in cui le varie caratteristiche non sono così definite e stabili. A partire da un determinato sesso il proprio genere può essere spostato gradualmente da una delle due parti.
Un altro modello ancora per pensare a genere/sessualità potrebbe ancora essere questo:
In questo modello sono riportati due esempi:
se pensiamo alla performance di una drag queen, è si molto molto femminile ma è anche molto performata. Specularmente, se prendiamo l’
esempio di un padre professionista di classe media bianco eterosessuale egli magari non incarna “LA MASCHILITA'” propriamente maiuscola ma comunque si ammanta di una maschilità non performata che si attribuisce una certa “naturalità
“.
Il problema dell’ instabilità ha il suo apice quando andiamo a vedere come e quando la costruzione sociale della sessualità si sostanzia in modo normativo o non normativo.Il problema è la definizione della normalità e della devianza.
‘E utile in questo caso guardare ad un modello di questo tipo:
Un modello con al centro una specie di curva al cui apice sta la “normalità” e a cui margini sta la “devianza”. Una curva all’interno della quale ci possiamo muovere. Questa tipologia di modello ci serve per vedere come le identità non sono separate ma piuttosto come il normale si definisce in base al deviante(remember carota!) e se cambiano i confini del deviante, cambiano anche confini del normale. I confini sono mobili, e vengono definiti anche secondo le prospettive.
Se queste entità non sono separate, vuol dire che ci si può spostare su questa curva. Questo meccanismo genera competizione, chi è ai margini spingerà per essere al centro e viceversa.
Riprendiamo la dimensioni, teorizzate da Gayle Rubin per definire e posizione la devianza e la normalità in merito alla sessualità:
- consenso (sesso con animali 0 consenso, sesso eterosessuale matrimonio Max consenso)
- tipo di oggetto (oggetto è veramente un oggetto? deviante! se l’oggetto è il coniuge: top! , se è dello stesso sesso son problemi)
- tipo di atto (sesso penetrativo eterosessuale top)
- luogo (bagno ufficio no, letto si)
- tempo (sabato sera si, mercoledì alle 11 insomma)
- scopo (riproduttivo / non riproduttivo)
Sono fattori , che determinano la percezione più o meno deviante di un atto/orientamento sessuale, INTERSECABILI.
Ad esempio, una coppia omosessuale sposata con lavoro non si ritroverà all’apice di una curva ma si ritroverà molto più in alto di una transessuale.
La teoria queer fa una domanda precisa, a questo punto:
e se così non fosse?
Di fronte alla configurazione di un desiderio esistente che è normata secondo regole precise, il Queer ci chiede e se ci fosse un elemento di disturbo dentro questo schema binario?
Il queer non guarda al divieto, a come abbatterlo, scavalcarlo o farsi accettare, ci interroga sulla spinta alla creazione.
Non inchiesta la permessibilità di un modo di essere, sfida l’esistente.
E se non fosse così? Cosa potremmo creare?
cosa posso creare?
A caratterizzare questa modalità di visione, c’è di base la negazione o la battaglia contro identità definite in modo rigido. La teoria queer, scavalca in qualche modo una certa visuale di intendere gli studi gay e lesbian il cui oggetto di studio è focalizzato su un’identità fissa. Non c’è un club separato da creare. Bisogna riconoscere i differenziali di posizione, con questo discorso non vogliamo mettere in discussione la legittimità di rivendicare diritti e riconoscimento per coppie gay/lesbo/trans a partire da una propria specifica posizione. Quello che vogliamo far risaltare è che per creare una società più aperta e inclusiva bisogna cercare di vedere come:
a) partecipiamo tutti a processi di costruzione dell’alterità (sia essa / razziale ecc) e i conseguenti stereotipi e come possiamo decostruirli.
b) le linee di continuità fra soggetti apparentemente diversi, gli intrecci e la complessità di relazioni e vita all’interno della società.
In qualche modo, la complessità che accordiamo a noi stessi nel pensarci come perso ne debba essere accordato anche agli altri e alle altre al di fuori di noi stessi. Il mondo non si rinchiude dentro i nostri singolari dati esperienziali, vale per il colore della pelle sia esso bianco( perché si pure bianco è un colore, che noi diamo spesso come dato neutro!) che nero, sia la nostra affettività legata a persone del nostro sesso ecc ecc.Parlare, dialogare, accettare sono cose che si fanno quando si è in grado di riconoscersi, nel senso proprio di dare legittimità, dignità ed eguaglianza agli “altri” o “le altre” con cui ci confrontiamo.
Non ci resta che dire… queer yourself!
Ci vediamo settimana prossima!